Italia – Artista
Ttozoi
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Nome opera
Nell’insieme il format che cataloga le opere degli artisti TTozoi sotto forma di provini fotografici, lascia spazio all’errore. Pittura e coltivazione batterica, su un supporto, sommano muffe, macchie e ossidazioni naturali. Le mini-immagini di un mosaico pittorico, viste così, radunate ordinatamente sulla pagina bianca, archivio da galleria, somigliano più a diapositive scientifiche che a quadri dipinti. Perché qui la pittura è l’estremo contrappunto tecnico del gesto. Imperfetto, perché accidentale, è il lavoro di TTozoi, emozionale e fantastico. I TTozoi rendono la tela, non più semplice supporto, ma vera e propria materia vivente, terreno, sulla quale creano l’“ambiente” per la pittura. Una pittura inusuale, un humus, sul quale gli agenti temporali giocano il resto, facendo prosperare un intervento solo provocato dell’artista. Ecco l’unico vero gesto: cospargere il supporto di materia organica – acque, farine – che nel tempo e in determinate condizioni, costretta in teche sigillate, genera “MUFFE”. Muffe in grado di modellare la propria estetica oltre i confini e la volontà dell’artista stesso. Un’alchimia creativa, sensazionale, magica nel prodotto finale, che modula e rileva la geografia del quadro, più che a scriverne la storia. Il loro vuoto d’intervento è anche e soprattutto un “Intervento sul Vuoto”. Il gesto artistico è annullato ma alla Natura, normalmente annientata, è riconsegnato il suo primordiale valore creativo. La pittura di TTozoi demanda alla natura organica un compito di tipo estetico cioè un compito da artista. Chiede alla vita (muffa) di “mostrarsi” sotto forma di quadro. Si potrebbe pensare a TTozoi che lavora al quadro per sei giorni (tempi biblici, ma non tanto lontani dai ritmi organici) ed al settimo attende che il quadro avvenga. Oppure no. Libero arbitrio.
… e perché degli occhiali?
Nel solco della tradizione, Dio il settimo giorno non smette di creare, ma semplicemente sposta l’asse d’interesse della creazione dal mondo, a sé stesso. Lo tramuta da generatore di vita a spettatore di quella stessa vita…sì! Spettatore di un ambiente vitale e vivibile che noi tutti occupiamo nel tempo e nello spazio, proprio come il “popolo eletto” di batteri” che, al pari di ogni altro elemento pittorico, hanno forma, superficie, colore, densità e…. vita autonoma. Tutto, dunque, prende forma attraverso quello sguardo: attento, compiaciuto; GUARDARE dunque” Un nulla dotato di spazio” che – da allora – ciascuno filtra attraverso gli occhi suggerendo volumi, colori …. Materia; per amplificarne la dimensione ipotetica e la potenzialità d’esistenza.
Anno
2020


Biografia
Stefano Forgiane (Avellino, 1969) e Giuseppe Rossi (Napoli, 1972) sono il duo artistico operante con lo pseudonimo TTOZOI dal 2010, anno della personale a Napoli presso Castel Dell’Ovo (a cura di Luca Beatrice). Stefano (Laurea in Architettura) e Giuseppe (Laurea in Economia) sono entrambi autodidatti. Fin dall’adolescenza sperimentano varie tecniche artistiche (carboncino, china, acquerello, acrilico, olio, spray, collage … ) e si avvicinano alla Storia dell’Arte di matrice Informale, assecondando la loro vocazione estetica e concettuale.
Storia
Nel dicembre 2006 sarà la comune passione per l’Informale a riavvicinare i due, dopo anni vissuti in varie città d’Italia. Al centro del loro confronto l’elaborazione di un progetto – basato su “concettd’ e “forma”, “tempd’ e “materia” – che sta diventando portavoce di una piccola rivoluzione nel campo sperimentale della pittura. TTOZOI è artefice del cosiddetto “vuoto d’intervento”, una vera e propria attesa, successiva all’azione simultanea a quattro mani sulla tela, durante la quale la Natura – nella sua fioritura fra le trame della tela sotto forma di muffa – diventa puro codice linguistico.
Una nuova grammatica – viva – che dal momento in cui le muffe vengono bloccate, rende l’impronta materica sull’opera un segno definitivo, un inizio che conduce al conseguente epilogo, generando una nuova superficie capace di metabolizzare la metafora e la somiglianza mimetica.
GENIUS LOCI, ideato da Stefano Forgiane e Giuseppe Rossi, sotto la cura di Gianluca Marziani, nasce dall’idea di realizzare opere d’arte direttamente nei luoghi storici prescelti, attraverso la loro tecnica basata sulla proliferazione naturale di muffe su juta. Il progetto è sviluppato con il Patrocinio del MiBACT -Direzione Generale Musei – ed è stato già realizzato presso la Reggia di Caserta il Complesso Archeologico di Pompei – Ambulacri dell’Anfiteatro Romano.
Gli artisti creano le opere in situ: il processo informale, realizzato a quattro mani, prevede l’utilizzo di materie organiche (farine varie), acqua e pigmenti naturali su tele di juta. Implementano poi una «Art Area» dedicata, formata da diverse installazioni di teche sigillate, all’interno delle quali vengono riposte le tele e lasciate a dimora per circa 40 giorni. Il Tempo e la Natura fanno il resto, favorendo le condizioni per la naturale proliferazione di muffe sulla tela, con manifestazioni sempre diverse, in quanto condizionate dalle variabili esterne specifiche del luogo di esecuzione. Le spore interagiscono con l’opera iniziata dagli artisti – conquistando lo spazio da questi concesso – seguendo un istinto di soprawivenza, nutrendosi della sola parte organica.
TTOZOI monitora la progressione del processo e lascia che la tela catturi l’humus, l’anima – il GENIUS – del luogo, fin quando decide di interromperlo, secondo una declinazione di “salvataggio dall’estetica in purezza”: è così che la memoria della vita resta impressa sulla tela e diviene una finestra dentro l’archeologia del tempo. Una perfetta sinergia tra l’imponenza architettonica del luogo e il cuore caldo cheabita idealmente le sue fondamenta ….. oltre il visibile.