Italia – Artista

Mattia
Novello

Nome opera

Lovers
Quando ho pensato a come realizzare quest’opera ho iniziato ad analizzare l’oggetto e la sua funzione. Estetica, funzionalità, leggerezza, elementi legati appunto all’oggetto, ma chi usufruisce di ciò? Noi. Credo che l’amore sia il motore che muove la nostra società, l’amore rende noi stessi pieni di energia, il nostro partner e chi ci è vicino. Ho deciso di non intervenire fisicamente sugli oggetti perché mi sembrava di violentare l’estetica e l’essenza dell’oggetto stesso, ma sul suo posizionamento. Così ho posizionato i due oggetti uno difronte all’altro, come se si stessero osservando, unendoli per sempre con un elemento che una volta chiuso e fissato non può più riaprirsi. Il bello di due persone che si amano è guardarsi negli occhi e tenersi nello sguardo che muove quella cosa che noi chiamiamo amore.
Mattia Novello

Anno

2021

Contatti

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Lovers #1

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Lovers #2
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Biografia

Mattia Novello è nato a Vicenza, in Italia nel 1985.
Si è laureato in comunicazione visiva presso l’Istituto europeo di design di Milano, poi in fotografia di moda presso la School of Visual Art di New York e in Mixed Media Art presso la Parsons School di New York.
Dopo aver trascorso parte della sua prima carriera a New York, ora vive e lavora in Italia.

Filosofia

L’artista parte dall’osservazione che nulla ha davvero un inizio o una fine. Piccola, grande, materia, non materia non sono dimensioni assolute. Ogni forma e tentativo di classificare i nostri dintorni dimostra l’impossibilità umana di cogliere la complessità dell’universo circostante, del Tutto. Lo stesso progresso e idea del tempo – presente, passato e futuro – sono fondamentali per l’uomo e non sono innati negli oggetti e nei fenomeni indagati. Il compito dell’artista è riconoscere il limite inerente nell’uomo e nel suo processo gnoseologico, cercando di afferrare e rappresentare l’essenza della realtà, al di là di ciò che è noto o supposto di essere conosciuto. In tutte le sue opere, Mattia Novello cerca di cogliere l’essenza della realtà giungendo alla conclusione che il tempo è circolare, che il presente, il passato e il futuro coesistono in un unico presente eterno, che l’infinitamente piccolo è anche infinitamente grande. Dal fascino dell’eterno ritorno nietzscheano non c’è perdita o nichilismo, ma piuttosto una visione del panteismo secolare.

Mattia suggerisce quindi un possibile percorso per cercare significato, perché alla fine ciò che l’uomo vede come una contraddizione fa effettiva- mente parte di un tutto. Se il senso del Tutto non è umanamente raggiungibile, per l’artista la risposta è la ricerca stessa, la tensione per andare sempre oltre, per comunicare l’intuizione del Tutto, che risiede, come detto, nella connessione tra opposti e contraddizioni umane.

Ma quali forme possono rappresentare la realtà nella sua totalità? Friedrich Nietzsche ha risposto ricordandoci che “tutte le cose mentono direttamente. Ogni verità è curva, il tempo stesso è un cerchio” e quindi la circolarità è centrale e trasversale in molte opere. Nella circolarità Mattia trova lo strumento per rap- presentare la realtà, una sintesi di “opposti”: vita-morte grande- piccolo, ieri -oggi (nelle impossibili porte di Space telephaty). Grazie al lavoro, il messaggio finale è che facciamo parte del Tutto, arriva immediatamente allo spettatore, prima che le parole e il pensiero razionale che lo provano. Una potente leva di questa empatia è l’ambiguità (tra realtà e simbolo, tra dire e non detto) presente in tutte le opere dell’artista, che predilige installazioni, l’uso di materiali e ricerche tecniche. Le porte, i denti, i palloncini e in generale gli oggetti che compongono le installazioni sono quasi sempre “sculture” che riproducono la realtà, senza essere necessariamente oggetti di uso quotidiano: le porte non sono vere porte, ma sculture in legno, l’artista nega la funzione originale di tutti gli “oggetti” che compongono le sue opere: porte, scale, infissi in cemento sono resi inaccessibili e non utilizzabili per lo scopo per cui sarebbero nati.