Italia – Artista
Mattia
Novello
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Nome opera
Mattia Novello
Anno
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Biografia
Mattia Novello è nato a Vicenza, in Italia nel 1985.
Si è laureato in comunicazione visiva presso l’Istituto europeo di design di Milano, poi in fotografia di moda presso la School of Visual Art di New York e in Mixed Media Art presso la Parsons School di New York.
Dopo aver trascorso parte della sua prima carriera a New York, ora vive e lavora in Italia.
Filosofia
L’artista parte dall’osservazione che nulla ha davvero un inizio o una fine. Piccola, grande, materia, non materia non sono dimensioni assolute. Ogni forma e tentativo di classificare i nostri dintorni dimostra l’impossibilità umana di cogliere la complessità dell’universo circostante, del Tutto. Lo stesso progresso e idea del tempo – presente, passato e futuro – sono fondamentali per l’uomo e non sono innati negli oggetti e nei fenomeni indagati. Il compito dell’artista è riconoscere il limite inerente nell’uomo e nel suo processo gnoseologico, cercando di afferrare e rappresentare l’essenza della realtà, al di là di ciò che è noto o supposto di essere conosciuto. In tutte le sue opere, Mattia Novello cerca di cogliere l’essenza della realtà giungendo alla conclusione che il tempo è circolare, che il presente, il passato e il futuro coesistono in un unico presente eterno, che l’infinitamente piccolo è anche infinitamente grande. Dal fascino dell’eterno ritorno nietzscheano non c’è perdita o nichilismo, ma piuttosto una visione del panteismo secolare.
Mattia suggerisce quindi un possibile percorso per cercare significato, perché alla fine ciò che l’uomo vede come una contraddizione fa effettiva- mente parte di un tutto. Se il senso del Tutto non è umanamente raggiungibile, per l’artista la risposta è la ricerca stessa, la tensione per andare sempre oltre, per comunicare l’intuizione del Tutto, che risiede, come detto, nella connessione tra opposti e contraddizioni umane.
Ma quali forme possono rappresentare la realtà nella sua totalità? Friedrich Nietzsche ha risposto ricordandoci che “tutte le cose mentono direttamente. Ogni verità è curva, il tempo stesso è un cerchio” e quindi la circolarità è centrale e trasversale in molte opere. Nella circolarità Mattia trova lo strumento per rap- presentare la realtà, una sintesi di “opposti”: vita-morte grande- piccolo, ieri -oggi (nelle impossibili porte di Space telephaty). Grazie al lavoro, il messaggio finale è che facciamo parte del Tutto, arriva immediatamente allo spettatore, prima che le parole e il pensiero razionale che lo provano. Una potente leva di questa empatia è l’ambiguità (tra realtà e simbolo, tra dire e non detto) presente in tutte le opere dell’artista, che predilige installazioni, l’uso di materiali e ricerche tecniche. Le porte, i denti, i palloncini e in generale gli oggetti che compongono le installazioni sono quasi sempre “sculture” che riproducono la realtà, senza essere necessariamente oggetti di uso quotidiano: le porte non sono vere porte, ma sculture in legno, l’artista nega la funzione originale di tutti gli “oggetti” che compongono le sue opere: porte, scale, infissi in cemento sono resi inaccessibili e non utilizzabili per lo scopo per cui sarebbero nati.